Le litigate tra fratelli

Le litigate tra fratelli

Oggi vorrei parlare di una situazione che sta tornando molto di moda all’interno del mio studio, ovvero le litigate tra fratelli.

Innanzitutto è bene premettere come esse siano del tutto naturali ed è giusto e fondamentale che ci siano (magari anche solo una ogni 10 anni, ma ci devono essere), in quanto aiutano a crescere ed a migliorare le abilità relazionali. Con un fratello infatti ci si può concedere più facilmente di sbagliare, rispetto a quanto si fa con gli amici o con qualsiasi persona esterna a casa nostra.

Ora che abbiamo fatto questa premessa, veniamo a distinguere i due prevalenti tipi di litigata.

Ci sono i fratelli che fanno le litigate a parole: “Se fai così lo dico alla mamma”, “Tanto io sono più bravo di te”, “Ma mammaaaaa, lui vuole fare le regole che dice lui” e via dicendo. In questo caso la litigata è più che sana e la strategia più corretta da utilizzare è quella di ignorare la maggior parte di questi battibecchi e far sì che i bambini se la vedano tra loro; tuttavia qualche volta intervenire non fa male, ma il consiglio è quello di non schierarsi mai né in un modo né nell’altro, ma fare in modo che siano i bambini stessi ad arrivare a capire quanto sia successo e da quale parte stia la ragione (se effettivamente essa possa ritrovarsi in una sola delle due parti in causa).

A tal proposito si può dire “Bene, venite qui sul divano e spiegatemi cosa è successo, fate pari o dispari per vedere chi comincia a raccontarmi” (Spiegare in anticipo che mentre uno parla, l’altro non può interromperlo; quando uno ha finito di dare la propria versione, si passa all’altro, ricordando al primo che anche lui non può interrompere).

Ovviamente non sarà tutto rose e fiori in questa fase ed i bambini tenderanno ad interrompersi a vicenda con frasi del tipo “Non è vero, tu dici così solo perché sai che la mamma ti dà ragione” oppure “Ma cosa dici? Sei stato tu che prima hai detto questo e quindi hai iniziato tu” e così via. Ma noi dobbiamo fermare le interruzioni del secondo bambino ancora sul nascere: “Sai che la regola è di non interrompere quando parla tuo fratello, poi tocca a te” (questa frase andrebbe detta appena l’altro bambino apre bocca; una strategia utile per consentire al secondo bambino di non sentirsi messo da parte è permettergli di fare un segnale condiviso come battere una mano sulla gamba del genitore quando desidera avere la parole: a quel punto lui sa che ci ha chiesto di poter parlare ed appena ci sarà un attimo di pausa nel racconto del primo gli daremo la parola).

Una volta fatto questo passaggio e quindi ascoltate entrambe le versioni, chiederemo loro chi pensano che abbia ragione e di spiegarne le motivazioni e da lì dovremo cercare di fare una serie di domande che permetta di sfatare o confermare una ipotetica ragione. A quel punto decideremo un istante (quando vediamo che non se ne viene fuori o al contrario riteniamo che ci si stia avvicinando alla soluzione effettiva) in cui chiederemo loro una possibile soluzione. Questo permette di passare da un pensiero concentrato sul problema e quindi un pensiero arrabbiato e distruttivo ad un pensiero concentrato a trovare un modo di andare avanti e quindi un pensiero positivo e propositivo.

Veniamo ora al secondo tipo di litigata, ovvero quella fatta di spinte o pugni o calci o schiaffi o tutte queste cose insieme. Bene, magari non tutti saranno d’accordo, ma un po’ di aggressività va sfogata e quindi anche queste litigate non sempre vengono per nuocere. Capita spesso infatti che due fratelli che se le sono appena date, poi si vogliano bene come e più di prima. Naturalmente però in questo caso dobbiamo essere ben vigili e se rischiano di farsi male sul serio dobbiamo intervenire immediatamente (in quest’ultimo caso se la litigata è spesso pericolosa, potrebbe non essere una litigata sana e quindi vale la pena approfondire con un esperto).

Quando invece le “botte” non sono così esagerate, è meglio starsene in disparte e lasciare che si sfoghino a dovere, per poi intervenire nello stesso modo suggerito per l’altro tipo di litigata. A questo punto vi starete chiedendo in che senso è bene qualche volta che se le diano. Ogni bambino, così come ogni adulto, ha dentro di sé almeno un po’ di aggressività ed in qualche modo va sfogata come detto sopra. Se un bambino ha l’istinto di alzare le mani sul fratello, quando lo fa usa una strategia sbagliata, ma allo stesso tempo può imparare ad osservare la reazione dell’altro, può sentire un malessere nel picchiare una persona a cui vuole bene e dopo si può pentire di ciò che ha fatto. Una conseguenza negativa di un comportamento rende più difficile il ripetersi del comportamento stesso e quindi sarà più difficile che questo bambino alzi nuovamente le mani. Questo non avviene dall’oggi al domani e non avviene in maniera naturale. Dobbiamo essere noi ad utilizzare la strategia di cui sopra affinchè i bambini possano ragionare su quanto successo e non rimanga semplicemente la conseguenza positiva (i bambini tornano come se niente fosse a giocare tra loro). A volte l’estinzione del comportamento richiede anni, a volte settimane, ma se noi siamo costanti, l’obiettivo viene raggiunto.

In maniera sintetica ho cercato di affrontare anche questo argomento. Come al solito nel caso in cui abbiate perplessità, domande o tematiche da suggerire, non esitate a contattarmi.

Vi ricordo il mio sito http://www.thomasrivetti.it/, dove potrete trovare tutti i miei riferimenti.

A presto,

Thomas Rivetti

 

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