
Ciao a tutti.
Oggi voglio scrivere un articolo che prende spunto da una frase che mi ha particolarmente colpito una volta leggendo in internet.
La frase è più o meno quella del titolo, che paragona il rapporto tra genitori e figli adolescenti ad un tiro alla fune (cit. Alberto Pellai).
Se ci pensiamo bene infatti il rapporto con un figlio adolescente è molto simile al tiro alla fune.
Se noi teniamo nostro figlio superprotetto e tendiamo a continuare a volerlo tirare a noi trattandolo come un bambino, la nostra forza rischia di strattonarlo e farlo cadere ai nostri piedi; tuttavia se lo lasciamo totalmente libero, lasciando di colpo la fune, il ragazzo cade lontano da noi e rimane a terra frastornato.
Non ricordo se le parole di paragone fossero proprio queste, ma più o meno il succo è questo. Con tali premesse è facile intuire come l’adolescenza sia un periodo della vita di crescita sia da parte dei genitori che da parte dei figli. Bisogna imparare a lasciare pian piano sempre più corda al bambino che diventa ragazzo, CONDIVIDENDO le regole e non imponendole ed essendo sempre più pronti ad una CONTRATTAZIONE delle stesse. Una contrattazione che dia a nostro figlio la possibilità di esprimere le proprie richieste, ma che allo stesso tempo gli faccia capire come siamo sempre noi genitori a dover prendere la decisione finale, in quanto siamo ancora un porto sicuro a cui tornare in caso di problemi (piccoli o grandi che siano).
Spesso nel mio studio i genitori mi riportano come i figli diventino di colpo oppositivi e provocatori e non ascoltino più la mamma ed il papà. In realtà è un cambiamento radicale che porta i ragazzi ad aver maggior bisogno di esprimere se stessi, ma in molti casi fatichiamo ad ascoltarli, in quanto per noi diventa difficile. Prima un semplice pianto ci diceva che nostro figlio era triste ed un sorriso che era felice, ma adesso i suoi silenzi ed il suo talvolta essere scorbutico non ci fanno capire cosa provi e ci sentiamo impotenti. In realtà è giunto il momento dell’ascolto (anche quando sembra che non parlino, i silenzi possono e devono essere ascoltati). Una canzone di Cat Stevens spiega bene questa fase: “From the moment I could talk, I was ordered to listen” che significa “Dal momento in cui ho cominciato a parlare, mi è stato ordinato di ascoltare (Father and son di Cat Stevens). Pertanto a questa età, quando cominciano i loro silenzi non pretendiamo che parlino, ma siamo pronti ad ascoltarli quando vorranno farlo, se combattono contro di noi, non tiriamo più forte la corda volendo imporci a tutti i costi, ma lasciamo loro un po’ più di spago, se si allontanano non tiriamoli a noi, ma seguiamoli da lontano (in senso figurato: non diventiamo investigatori!). In poche parole: IMPARIAMO IL LORO NUOVO MODO DI VIVERE E DI COMUNICARE CON NOI.