
Come promesso a tutti i followers via mail, eccomi qui a scrivere questo articolo sull’importanza del lavoro di rete soprattutto quando si ha a che fare con comportamenti problema. Il sondaggio che vi chiedeva di indicare la vostra preferenza tra articolo e video ha visto una piena equità, perciò tratterò quest’argomento in entrambe le forme (anche se per il video dovrete aspettare ancora un pochino).
Tutte le più recenti ricerche dimostrano che i risultati più positivi quando si è di fronte a bambini/ragazzi con comportamenti problema, si raggiungono attraverso un lavoro di rete tra scuola, famiglia ed esperti esterni, inclusi in questi psicologi, pediatri e via dicendo (e, in alcune occasioni, anche con altri contesti quotidiani del bambino come la squadra di calcio o il catechismo).
La sola terapia psicologica autoregolativa o farmacologica possono avere solo in parte degli effetti positivi. Infatti è da sottolineare come un comportamento sia problematico soprattutto perché inserito in un contesto ben specifico e per il fatto che ha delle conseguenze su un altro individuo o più di uno. Ad esempio un bambino è oppositivo perché ha qualcuno a cui opporsi e provoca perché qualcuno si lascia provocare. Qualcuno a questo punto potrebbe obiettare che un bambino iperattivo invece è bello movimentato anche senza la presenza di altre persone, ma le conseguenze sono totalmente diverse. Se il bambino è da solo magari corre per la classe, ma non disturba nessuno, mentre se ci sono i compagni e l’insegnante il suo correre provoca delle inevitabili conseguenze anche sui coetanei che si distraggono e magari gli danno corda rinforzando il suo comportamento (spiegherò meglio questo in un futuro articolo sull’analisi funzionale dei comportamenti problema) e sul docente che pian piano vedrà del fumo uscire dalle proprie orecchie. Idem se è a casa con genitori e fratelli.
Tutto ciò porta alla nascita di contesti che vedono il bambino/ragazzo come lui si presenta, dandone ognuno una propria interpretazione. Da qui l’inevitabile bisogno di lavorare in rete.
Sarebbe infatti importante che il bambino/ragazzo con comportamenti problema non senta da vari contesti ciò che va o che non va in lui e magari da ogni parte con un piglio diverso (ad es. gli insegnanti disperati perché disturba la classe e la lezione, i genitori preoccupati perché in casa non rispetta quasi nessuna regola, lo psicologo che dice va molto meglio magari perché lo vede una volta alla settimana e in un contesto uno a uno, il pediatra che dice che a livello medico non si vede chissà cosa e così via).
Quando si uniscono le forze e si collabora tutto questo si attenua e permettiamo al bambino di avere un’autoconsapevolezza migliore delle proprie risorse e dei propri limiti ed una strada chiara ed univoca del percorso da intraprendere e seguire.
Sarebbe pertanto indispensabile, oltre al lavoro diretto con il bambino, che tutte le persone che ruotano introno al bambino/ragazzo si incontrassero almeno una volta ogni due mesi per fare il punto della situazione, condividere strategie educative e punti di vista, monitorare il lavoro fin lì fatto e “aggiustare il tiro in corsa” cambiando strategie risultate poco efficaci con quel bambino/ragazzo.
Molto spesso però purtroppo il lavoro di rete sembra difficile se non impossibile. Ed è inutile nascondere che gli ostacoli non sono pochi. A volte gli esperti esterni sono praticamente irreperibili, a volte alcuni insegnanti non vedono di buon occhio il fare ore in più, a volte i genitori risultano dispersi. Va però sottolineato che se qualcuno tira le fila mettendo tutto se stesso, il lavoro di rete alla fine è SEMPRE POSSIBILE. Certo ci vorranno infinite chiamate ed email, si dovrà combattere per trovare un giorno ed un orario che vada bene per tutti e si dovrà riuscire a mantenere calma e sangue freddo in diverse occasioni, ma alla fine ne vedremo gli ottimi risultati.
Un consiglio che posso dare è di organizzare fin dall’inizio dell’anno scolastico appuntamenti bimestrali con tutte le persone coinvolte, in modo che tutti imprimano nella propria agenda quest’appuntamento. In tal modo è anche più facile indovinare una data ed un orario adatti a tutti. Non lasciatevi alla fine di un colloquio dicendo “poi ci sentiremo per il prossimo appuntamento” perché questo con molta probabilità non avverrà mai o vedrà la presenza solo di alcune figure e non di tutte. Fissate tutto subito. Importante inoltre stabilire l’incontro in un luogo dove la figura più difficile da coinvolgere riceve (ad es. se abbiamo un esperto esterno tosto, meglio al suo studio, se abbiamo insegnanti difficili, meglio a scuola, se abbiamo genitori difficili…in questo caso scuola o studio esperto esterno, dato che è sempre meglio un luogo formale, piuttosto che una casa).
Il vedersi ogni due mesi permetterà di tenere ben monitorata la situazione in tutti i contesti più frequentati dal bambino/ragazzo e consentirà di condividere eventuali cambiamenti e risultati raggiunti ed anche errori e strategie medico-psico-educative inadeguate da andare a correggere.
Il lavoro di rete fa sì che tutti cambino e non solo il bambino. Quando cambia il nostro modo di vedere, quando abbiamo strategie concrete per lavorare, quando possiamo condividere gioie e dolori di una situazione, aiutiamo anche il bambino a crescere perché noi stessi siamo più motivati e perché noi stessi cominciamo a vedere ben chiari anche i suoi punti di forza, oltre che le sue difficoltà. In questo modo il bambino accresce la propria autostima ed è più motivato all’impegno per cambiare (questo vale anche per gli adulti: se siamo in Inghilterra e tutti ci dicono che parliamo bene l’inglese, saremo più spronati a continuare a parlarlo, al contrario se qualcuno ci dice che non siamo in grado, è più facile mandare avanti qualcun altro o spiegarci a gesti).
In definitiva:
– IL LAVORO DI RETE E’ FONDAMENTALE
– E’ SEMPRE POSSIBILE (seppur difficile)
– FISSARE SUBITO APPUNTAMENTI BIMESTRALI (non lasciarsi dicendo “poi ci sentiamo”)
– SCEGLIERE IL LUOGO DOVE RICEVE LA PERSONA PIU’ DIFFICILE DA COINVOLGERE (ad eccezione del genitore)
– CON LA RETE CI ALLEGGERIAMO ATTRAVERSO LA CONDIVISIONE DI TRAGUARDI RAGGIUNTI, ERRORI COMMESSI E AGGIUSTAMENTI TIRI IN CORSA
– SE CAMBIAMO NOI, IL BAMBINO/RAGAZZO CAMBIA PIU’ FACILMENTE
Ricordiamo infine che il bambino è sì il centro, ma attorno a lui c’è un cerchio altrettanto importante e determinante.
Se qualcuno avesse piacere, ho da poco fatto da relatore per un seminario sul disturbo di attenzione e iperattività rivolto a pediatri, psicologi e neuropsichiatri organizzato dal centro Lab.D.A. del prof. Cornoldi. In tale occasione ho presentato alcune slides su un mio intervento fatto lo scorso anno con Marco (nome fittizio), bambino con ADHD. Nelle slides si parla proprio del lavoro di rete. Se siete interessati ad averle, è sufficiente diventare miei followers (basta cliccare sull’icona blu a sinistra del blog con scritto follow Thomas Rivetti) e contattarmi successivamente in privato via mail. Ve le invierò quanto prima.
Come al solito, se avete opinioni in merito all’articolo appena letto, o richieste per un possibile futuro articolo, non esitate a contattarmi.
Ciao a tutti
Thomas Rivetti